Frida Khalo (Citta’ del Messico 06.07.1907 – Citta’ del Messico 13.07.1954)
“E alla fine, credo che non sia necessario fare nulla per essere amati. Passiamo la vita cercando di sembrare piu’ belli, piu’ intelligenti. Ma ho capito due cose. Coloro che ci amano ci vedono con il loro cuore e ci attribuiscono qualita’ al di la’ di quelle che abbiamo davvero. E coloro che non vogliono amarci non saranno mai soddisfatti di tutti i nostri sforzi. Si, davvero. Credo che sia importante lasciare in pace le nostre imperfezioni. Sono preziose per comprendere coloro che ci vedono con il cuore.”
Le foto di questo sito sono scatti del titolare e la post produzione e’ stata eseguita con software che riproduce le sole tradizionali elaborazioni eseguibili in camera oscura.
Studio Tecnico
CHI SIAMO
… ovvero chi sono … anche se e’ sempre difficile parlare di se’ … provo a sintetizzare:
nato a Venezia il 4 giugno 1960, radicato/ancorato da sempre a questa citta’ porto con me tutti i difetti tipici dei veneziani e spero almeno qualche pregio;
percorso scolastico ultimato nel 1980 con la maturita’ tecnica diploma di geometra con il voto di 48 sessantesimi presso l’Istituto G. Massari di Venezia Mestre;
assolti gli obblighi di leva presso i lagunari (pirati) dell’isola di S. Andrea Ve, esaurito il tirocinio presso lo studio del geom. Antonio Maria Marengo e sostenuto l’esame di abilitazione iscritto, quindi contestualmente, presso il Collegio dei Geometri della provincia di Venezia con il numero 1412 sin dal 1983;
attivo professionalmente soprattutto nel centro storico e nell’iterland veneziano nel settore dell’edilizia, della topografia e dell’estimo; oltre al costante aggiornamento professionale, successive abilitazioni:
Perito demaniale ed usi civici, certificazioni L.818.84 prevenzioni incendi, certificazione/qualificazione energetica, coordinatore in fase di progettazione ed esecuzione lavori ai sensi del D.494.96 smi e, sempre in materia di sicurezza abilitazione per lavori in quota.
Inoltre: Patente di guida A e B, Patente Nautica Vela e Motore senza limiti dalla costa – certificato limitato di radiotelegrafista, Istruttore-Esperto velista n 1447, Pilota APR Enac.
Nutro diversi interessi, oltre alla vela, seguo la musica jazz e la fotografia … e la storia continua… (ancora per molto spero)
CURRICULUM
Geometra libero professionista dal 1983 – Consulente Tecnico del Tribunale e della Corte d’Appello di Venezia. Membro del consiglio direttivo del Collegio dei Geometri e dei Geometri laureati della provincia di Venezia per i mandati 1990.92 e 1992.94 – Membro di diverse commissioni di lavoro all’interno degli organi di categoria ed in particolare nella commissione stampa con pubblicazione di alcuni articoli a livello locale, regionale e nazionale. Docenze all’interno dei corsi tenuti dalla categoria a favore dei tirocinanti geometri . Componente della Commissione Edilizia Territoriale per il centro storico o citta’ antica del comune di Venezia nel periodo 2001 – 2009. Appartenenza all’Associazione Nazionale Geometri Volontari per la Protezione Civile A.Ge.Pro.
PORTFOLIO
Attivita’ professionale svolta per aziende e privati oltre che per i seguenti enti e/o istituti: Asm Ve, Ater Ve, Camera di Commercio di Venezia, Settore Patrimonio del Comune di Venezia, Ire, Motorizzazione Civile Ve, Poste Italiane Polo Immobiliare, Istituto Intesa San Paolo, Prefettura di Venezia, Seminario Patriarcale Venezia, Opera Pia Nove Congregazioni del Clero Ve, Pmv spa, Consorzio Venezia Nuova, Autorita’ Portuale di Venezia, Confraternita Scuola Grande dei Carmini … con la speranza di non aver dimenticato nessuno.
STRUMENTI
Apparecchiature di studio in costante aggiornamento (hardware e software). Strumento topografico stazione totale servoassistita con la lettura della distanza senza prisma Trimble 5603 Dr 200 con registrazione diretta del flusso dati, e sempre nel settore della topografia, Ricevitore Gps Trimble 5800 – Controller Trimbel TS C2. A disposizione computer, plotter, scanner, stampanti, fax , distanziometro laser… ma anche nastro metallico, righello e… convinzione che la qualita’ sia nelle persone.
Fuori Studio
Questi tre mattoni sono rimasti all’aperto nel periodo compreso tra ottobre e marzo, e la foto si potrebbe intitolare “collezione autunno-inverno”. Il primo mattone a sinistra proviene da un cantiere il cui fabbricato e’ stato realizzato nel 1970, mentre, l’ultimo a destra, e’ stato recuperato durante un intervento di ristrutturazione di un edificio costruito nei primi anni del 1900. Indovinate l’anno di riferimento del mattone al centro della fotografia…
Alcuni indizi…
Anno internazionale del volontariato;
L’enciclopedia Wikipedia si affaccia sul web;
Al Festival del cinema di Cannes viene premiato con la Palma d’oro il film di Nanni Moretti “La stanza del figlio”;
Il tormentone musicale e’ di Zucchero Fornaciari con “Baila Morena”;
La Roma vince il suo terzo scudetto e l’attrice Sabrina Ferilli per festeggiare regala un casto streap-tease al Circo Massimo;
Il presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi nomina senatore a vita la premio Nobel Rita Levi-Montalcino;
Michael Shumacher si aggiudica il quarto titolo mondiale a bordo della Ferrari;
Apple lancia l’era delle cuffiette con l’IPod;
Valentino Rossi si laurea campione del mondo nella classe 500 su Honda NSR 500 team Nastro Azzurro;
Windows manda in pensione il sistema operativo 386 – W1 e W2, arriva l’XP;
non ultimo …. scompare dalla circolazione la Lira per lasciare spazio all’ euro.
Si ringrazia il collega geom. Giuseppe Fioretti per l’esperimento fuori laboratorio denominato “prova provata” e, ovviamente, per la gentile concessione.
Segnalo volentieri il programma di musica sinfonica 2024/25 del Teatro La Fenice di Venezia
Quante volte l’auto e’ stata e sara’ coprotagonista, se non protagonista, nel cinema? A maggior ragione lo è l’auto open air, da sempre sinonimo di liberta’, di contatto con la natura, di velocita’ sportiva, di disponibilita’ economica, ecc. ecc., e finisce coll’identificarsi, facendo un tutto unico, agli attori protagonisti, che si caratterizzano con questi stili. E così spesso troviamo queste splendide vetture ad accompagnare gli attori principali durante la loro storia e/o ad essere protagoniste loro stesse in alcune fasi cruciali del film. Da questo nasce la voglia di raccontare alcune di queste simbiosi. Ad esempio …
“La dolce vita” di Federico Fellini – uno dei più grandi registi italiani, se non il più grande -, film uscito nel 1960, dopo qualche vicissitudine. Infatti, il produttore, Dino De Laurentiis, abbandonò il progetto, spaventato dagli alti costi e dalle tematiche del film, e gli subentrò Peppino Amato, che coinvolse, come finanziatore, Angelo Rizzoli.
Miracolosamente, come si legge nella Treccani, “La dolce vita appartiene a quel ristretto novero di film ad alto costo in cui l’autore riesce a piegare alla propria visione la macchina industriale”. Va detto che il film ebbe un tale successo, anche a causa della grandissima attenzione mediatica avuta prima e dopo la sua uscita, da compensare abbondantemente i costi e da diventare un fenomeno di costume.
Nel caso specifico, per tutta la durata del film, la nostra auto – una bellissima Triumph Tr3 – segue il protagonista, Marcello, accompagnandolo nel suo lavoro e nelle sue avventure, funzionale e veloce, sicuramente anche simbolo di uno status sociale, dato che gli anni, in cui si svolgono le varie vicende, sono quelli del boom economico, dell’avanzata della borghesia, del superamento dell’Italia contadina verso una società in via di industrializzazione e urbanizzazione.
Il film non ha una vera e propria trama, ma è piuttosto un insieme di episodi, che Fellini stesso definisce “un rotocalco in pellicola”. Il risultato è un affresco impietoso e lucidissimo della società di quegli anni e, purtroppo, anche di quella futura, in cui si svilupperà, evolvendosi anche in altre forme, ciò che allora si presentava in embrione.
“La dolce vita” è un film importantissimo per il cinema italiano, ma anche per lo stesso cinema felliniano. Infatti, Fellini inizia ora a spostarsi progressivamente dalle locations naturali agli studi di posa. Con la ricostruzione di Via Veneto in studio, con la reinvenzione della realtà, la rappresentazione della realtà stessa si sposta sul piano della soggettività, quella del regista, segnando una tappa fondamentale verso il cinema felliniano successivo, in cui il punto di vista del regista, la sua soggettività, si impossesserà totalmente del reale, dell’oggettività, parlando ugualmente della realtà, del mondo, di ciò che siamo, ma attraverso una visione profondamente soggettiva, la sua, tale da ricomprendere lo stesso inconscio.
“La dolce vita” nasce dalla ripresa di una vecchia sceneggiatura, ”Moraldo in città”, sulle avventure romane del protagonista de “I vitelloni”, e segue immediatamente “Le notti di Cabiria” (1957) e di quest’ultimo sembra riprendere alcuni spunti. Ma lo sguardo di Fellini è ora lucidissimo e impietoso nella rappresentazione della società di quegli anni e, nei due film, i finali divergono e se, nel primo, c’è un barlume di speranza per la protagonista che si riapre alla vita, ne “La dolce vita”, il protagonista, Marcello, nella scena finale del film non capisce quello che gli sta dicendo una giovanissima e splendida Valeria Ciangottini (la cameriera – simbolo di innocenza e di autenticità -, incontrata in una trattoria durante il suo tentativo di scrivere) e ritorna dai suoi “amici”, ad un mondo borghese vuoto, inconsistente e inutilmente rumoroso, che si sta uccidendo e la cui rappresentazione metaforica è costituita dal pesce enorme e mostruoso, morto, dall’occhio vitreo, trascinato a riva dai pescatori.
Marcello, interpretato da un grandissimo Marcello Mastroianni, è un personaggio ambiguo e insoddisfatto: fa il giornalista (e in quel momento il giornalismo corrisponde a un chiacchiericcio rumoroso e scandalistico), ma vorrebbe scrivere, avverte l’insoddisfazione e il forte disagio della propria esistenza vuota e inconcludente, in una società altrettanto vuota e priva di valori, ma non fa nulla per uscirne (tenta di scrivere, ma senza successo)…e infatti, saluta la giovane e raggiunge la compagnia, che si sta allontanando.
Sembra assurdo cominciare a parlare di un film a partire dalla fine, ma forse non lo è, dal momento che non c’è una trama vera e propria ed è nella conclusione, in fondo, che Fellini dà il proprio giudizio morale e senza speranza sul mondo borghese di quegli anni, che non è – a ben guardare – diversissimo dal nostro.
Il film comincia con un elicottero, che trasporta la statua di un Cristo Lavoratore e sorvola Roma. Sembra quasi un compendio delle contraddizioni della società dell’epoca: l’elicottero sorvola inizialmente la campagna romana con le antiche rovine, che sembrano ricordarci la grandezza ma anche il degrado della nostra storia (e che, finte, saranno riprese nel locale “Caracalla’s”, in cui viene data la festa in onore dell’attrice americana); poi, un quartiere in costruzione e, infine, un quartiere moderno e – si presume – elegante, dal momento che delle ragazze in bikini prendono il sole sulla terrazza del palazzo, forse un attico. E’ un’Italia che cresce economicamente e sta lasciando alle spalle la vecchia società contadina e i suoi valori. Ma, in fondo, rimane un’Italia provinciale, ancora un po’ bigotta, che non ha ancora trovato il proprio baricentro. E così, la famosa attrice americana (la bellissima Anita Ekberg, diventata ormai un’icona per la scena del suo bagno nella Fontana di Trevi) viene ricevuta all’aeroporto con una grande pizza; oppure, due bambini possono fingere di vedere la Madonna e tutti accorrono a pregare e a invocare il miracolo per sé o per i propri cari, immortalati dalla televisione e dai paparazzi.
Il film fece scalpore. Infatti, se nei film precedenti Fellini aveva rappresentato poeticamente gli ultimi o comunque un’umanità marginale, ora al centro del film c’è l’alta borghesia, raccontata a tutto tondo, nella sua ricchezza, nella sua frenesia, ma anche nella sua disperazione e vacuità.
E il vuoto interiore, che si accompagna alla noia, è evidente in tutti gli episodi, in cui Fellini la racconta: nell’incontro con Maddalena, che, per noia, farà l’amore con Marcello nella casa di una prostituta; nella festa nel palazzo del principe Marescalchi, dove sfilano personaggi, che sembrano la caricatura di se stessi; nella festa finale, in una villa al mare, in cui succede di tutto, in un caos quasi autodistruttivo, in cui lo stesso Marcello, scatenato, tenta forse di annullarsi e di dimenticarsi.
Non sembra casuale che l’appartamento di Marcello non abbia mobili, sia vuoto e forse le stanze disadorne non rappresentano solo la precarietà di un rapporto sentimentale – con Emma -, per lui soffocante e che evidentemente non intende regolarizzare, ma forse rinviano anche a una precarietà e a un vuoto interiore, che rimangono irrisolti.
Il controcanto a tanta desolazione è costituito da due episodi, che toccano l’umanità e gli affetti più profondi di Marcello, ma che comunque si concludono nel rumore e nel non senso di quel mondo. Il primo racconta l’incontro con il padre, che Marcello non vede da tantissimo tempo e verso il quale si intuisce, tuttavia, un affetto sincero e un po’ malinconico. Il padre di Marcello si lascerà affascinare dalla “dolce vita”, dai suoi night club e dalle sue donnine, fino a sentirsi male e deciderà, quindi, di ripartire subito. C’è un po’ di tristezza malinconica in questo episodio, perchè non sembra esservi rappresentata solo la vacuità della “dolce vita”, il cui sapore è fatalmente ingannevole, ma si racconta anche, poeticamente, la debolezza e la fragilità umane davanti alla vecchiaia, all’evidenza del tempo che passa e ai segni che lascia.
Il secondo episodio, molto più drammatico e significativo, racconta l’incontro di Marcello con un vecchio amico, Steiner, un intellettuale lontanissimo dalla mondanità e dal suo rumore assordante. Invitato nella sua casa, Marcello si avvicina a un mondo che sente più proprio e autentico: ascolta le registrazioni di Steiner, che non hanno altra motivazione se non la loro bellezza e, in qualche modo, la poesia che evocano; ammira la bellezza del Morandi, appeso alla parete, e che Steiner adora, perché in esso ogni particolare è razionale e necessario e non potrebbe essere altrimenti; assiste incantato all’affetto dell’amico verso i suoi figli. Sembrerebbe l’alternativa al mondo di Marcello, un’ancora di salvezza…invece, Steiner si uccide e uccide anche i suoi bambini…Al poliziotto, che gli chiede se l’amico avesse un motivo per uccidersi, Marcello risponde di non saperlo, ma aggiunge: “Forse aveva paura di noi”. E, infatti, anche di fronte alla morte e alla tragedia, irrompono il rumore e il caos dei fotografi, che invadono la strada, e non arretrano nemmeno davanti alla moglie, ancora ignara, di Steiner.
Del resto, i veri protagonisti – unica presenza costante in quasi tutti gli accadimenti che coinvolgono Marcello -, sembrano essere i paparazzi, i giornalisti, i media in tutte le loro forme dell’epoca, quasi che la realtà non fosse tale se non rappresentata, quasi che una realtà non ci fosse per nulla e che, anzi, fossero i media a crearla. Un’intuizione geniale e profonda di Fellini, questa, che sarà ripresa anche in altri film successivi, in particolare “Fred e Ginger”, in cui i media hanno assunto la forma mostruosa e tragicamente invasiva delle televisioni private. L’intuizione geniale e profonda di un grandissimo artista, che riesce a leggere il mondo e ad intuirne il futuro. E, infatti, il mondo che viviamo oggi, con il suo rumore incessante, il suo chiacchiericcio infinito e fastidioso, con suoi media tanto invasivi quanto superficiali e vuoti, con i suoi social, che riescono a strappare le persone alla vita reale, impedendo loro di cogliere la vita nella sua essenza e offrendo modelli costruiti e finti, quanto inconsistenti, affonda le proprie radici nel mondo raccontato da Fellini ne “La dolce vita”.
Fellini era un genio, come lo sono i veri artisti e i veri poeti…Fellini sapeva vedere, sapeva ascoltare…
Rimane nella memoria, affascinante ed estremamente poetica, l’ultima scena de “La voce della luna”, in cui un Benigni-Pinocchio cerca di sentire la voce della luna nel fondo di un pozzo e mormora: “…se ci fosse un po’ più di silenzio, se tutti facessimo un po’ più di silenzio, forse qualcosa potremmo capire …”
Se solo ci fosse silenzio…forse potremmo ascoltare, forse potremmo ascoltarci e tornare ad essere uomini…
…e forse Marcello, nelle ultime scene del film, avrebbe capito il richiamo della giovinetta, simbolo dell’innocenza, e l’avrebbe seguita…
Lo studio é situato a Venezia Sestiere diDorsoduro numero 3305 nelle vicinanze di Campo Santa Margarita e piu’ precisamente in Calle de la Vida angolo con Sottoportego de la Madona.
… a piedi
Arrivando da Piazzale Roma e/o dalla Ferrovia bastera’ portarsi in campo Santa Margherita (circa 10 minuti) e, pressoché a meta’del campo, nella parte est tra un osteria e un negozio bio/equo, prendere Calle del Magazen, girare a destra su Calle de l’Aseo per poi girare a sinistra dopo pochi metri (dare le spalle al n 3344) verso il Campiello de la Vida. Da lì si e’ gia’ in Calle de la Vida il 3305 si trova sulla sinistra in angolo con il sottoportego.
Arrivando dalla parte opposta, ovvero dall’Accademia/Zattere, bisognera’ portarsi in Campo S. Barnaba, accostare a sinistra e prendere Ponte dei Pugni, percorrere un breve tratto di Rio Tera’ Canal e prendere la prima calle sulla destra (angolo con negozio di ferramenta) Calle de Mezo de la Vida, svoltare quindi a sinistra su Calle de Mezo e proseguire per pochi metri sino al civico 3305 (angolo sottoportego)
Arrivando dalla zona Frari/San Toma’ bisogna portarsi verso la sede dell’Univerisita’ Ca’ Foscari e/o caserma Vigili del Fuoco; da qui proseguire su Calle Foscari per sbucare in Campiello dei Squelini. Ocio !!! Il campiello, parzialmente lastricato con mattoni a spina di pesce, deve essere attraversato in obliquo lasciando a sinistra la fontana per prendere Calle de la Madona, calle questa che gira sulla destra per finire su Corte de la Madona e quindi sul’omonimo sotoportego. A sinistra il civico 3305 di Calle de la Vida.
Ad ogni buon conto le coordinate sono le seguenti:
(Nord 45° 26’ 02’’ Est 12° 19’ 29’’) 5034655.40 2310752.70